La Chiesa ha avuto, in Europa, un potere indiscusso fino al XVI secolo e, anche dopo la Riforma protestante e le Guerre di religione ha mantenuto intatto questo potere fino a metà ‘800 nell’Europa mediterranea. La capacità del Pontefice di influenzare le decisioni delle corti venne imposta, inizialmente, con la forza delle armi di governanti cattolici quando nacquero gli stati nazionali dopo l’anno mille e imposta per tradizione ai contadini già dalla tarda epoca romana. Ma, anche così, la Chiesa non sarebbe stata in grado di influenzare le sorti dell’Europa per più di un millennio, e l’imposizione della fede avrebbe rischiato, col tempo, di causare molte più eresie di quelle che vi furono realmente. Alla base del grande sostegno popolare della chiesa vi fu un pioniere delle relazioni internazionali, i cui insegnamenti sono usati ancora oggi. Vediamo chi e perché.
San Francesco: il primo esempio di “soft power”
Il termine “soft power” (letteralmente “potenza soffice”) indica, nel gergo delle relazioni internazionali, le misure prese da uno stato nell’ambito della sua politica estera per riuscire a orientare a proprio favore la politica di un altro stato senza la forza. L’utilizzo di questa tecnica, contrapposta a quella dell’”hard power” (forza bruta, intervento militare) è stata, dal secondo ‘900 in poi, un pilastro fondamentale nella politica estera degli Stati Uniti che gli ha consentito, ad esempio, di assorbire nella propria area di influenza l’est Europa dopo il 1991. Non stupisce data l’abilità dimostrata da Washington D.C. che molti studiosi delle relazioni internazionali ritengano proprio il colosso nordamericano alla base di questo concetto.
Ma, in realtà, l’inventore della “forza del convincimento” (che devono essere, per definizione, non violente) non era un cattedratico universitario e non veniva nemmeno dagli USA. Era un ragazzo di buona famiglia, figlio di un mercante di stoffe di Assisi, di Italia. E nemmeno il periodo è quello che ci si aspetterebbe, perché non stiamo parlando degli anni ’30 del XX secolo, ma del 1220 circa. Francesco d’Assisi, al secolo noto come Francesco di Ser Bernardone, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e Patrono d’Italia è il vero inventore della dottrina del soft power.
Egli seppe, infatti, affermare l’idea di una fratellanza e una comunità pacifica e non violenta tra i credenti e venne persino inviato in Terra Santa non per combattere, ma per cercare di convertire i Mori.
I suoi interlocutori non erano, però, solamente gli strati più alti della popolazione, ma anche e soprattutto le masse dell’epoca, presso le quali era già diffusa la fede cattolica. Egli cercò, però, di non imporla per tradizione (come sovente accadeva all’epoca) ma di farla desiderare dai propri interlocutori, poggiando così le basi per un mantenimento del solido potere temporale della Chiesa. Anche grazie al consenso implicito della popolazione, avrebbe essa avuto un grande potere in Europa fino all’800.
Anche grazie a una conoscenza ante litteram delle relazioni internazionali Francesco contribuì a creare le condizioni per cui la fede cristiana non dovette più essere, almeno fino al ‘500, imposta. Salvo pochi devianti sociali emarginati dalla popolazione e perseguitati dall’inquisizione, fu proprio grazie all’impegno di Francesco e dei suoi seguaci che la fede Cattolica ebbe, almeno in Europa, un potere raggiunto da pochi e invidiato da molti.
Foto di copertina: San Francesco d’Assisi ritratto da Luca Giordano in un quadro del XVII secolo (fonte: Wikipedia)