Tommaso Boni inizia a giocare nel Mogliano, nel 2011 entra a far parte dell’Accademia nazionale “Ivan Francescato”. La stagione successiva debutta in Eccellenza vincendo il campionato con Mogliano.
Dal 2015 gioca con la franchigia delle Zebre di Parma.
Appena lo guardi capisci una cosa, poi gli parli e quella cosa rimane confermata. La sensazione convalidata è quella di un bravo ragazzo, socievole, aperto, attivo e con tanta voglia di fare e sperimentare.
Un altro giocatore del vivaio veneto approdato alle Zebre Rugby di Parma. Oggi è un Centurione con oltre 100 presenze.
Domanda di prassi. Convenzionale. Perché hai scelto il rugby? Come hai iniziato?
Non lo so, me lo chiedo anch’io tutti i giorni.
Sorriso socievole. Risposta eterodossa, scompigliante, un po’ come i capelli fluidi da guerriero indomito nordico. Un braveheart zebrato. Poi logicamente aggiunge
Scherzo naturalmente. Ho iniziato per caso. Un mio amico mi invitò ad andare a giocare a rugby, io non sapevo nemmeno cosa fosse, ma è stato facile…
Perché?
Perché a 13 anni ero già grande e grosso e facevo 5-6 mete a partita e tutto era più facile, più bello. Poi giocavo anche a basket, anche lì ero il più grosso di tutti e i ragazzetti piangevano perché gli andavo addosso. Comprendiamo
Un ricordo, la prima emozione su campi da rugby…
La ricordo bene. Ho ancora la foto. Ero a Casale forse al primo concentramento, ho segnato 5 mete. Facile. Mi dicevano vai giù, vai giù, io non sapevo nemmeno cosa volesse dire e allora mi sono buttato e ho fatto le prime mete. Io felice, mio papà felice, mia mamma felice, tutti felici e la squadra che festeggiava. Da lì è nato un po’ tutto e l’amore per questo sport. Magari oggi fosse ancora così semplice segnare mete…
E invece oggi in campo cosa ti piace fare di più…
Sorride e si rivolge al suo allenatore
Fabio (Roselli, Capo Allenatore delle Zebre N.d.R.) concorderà, io sono un gran lavoratore instancabile fino alla morte, corro dappertutto.
L’allenatore sorride e conferma
La cosa che mi piace di più in campo è fare interventi decisivi, sia in difesa che in attacco. In attacco cerco di essere sempre presente.
Devo dire però, che mi piace di più giocare il momento della difesa, anche per un mio personale piacere. Lì riesco ad ottenere maggior riscontro. In difesa magari faccio qualcosa che si nota di più. È quella la mia benzina…
Tommaso. Va bene la difesa, però a proposito di attacco. Correva l’anno 2016: Cariparma test match: Italia-Nuova Zelanda. Una partita in Nazionale contro i Tutti Neri… ti ricorda qualcosa?
Sorride quasi imbarazzato.
Allora lo diciamo noi: La meta spettacolare contro la nuova Zelanda di Tommaso Boni. Mica roba da tutti i giorni. Non è una cosa che accade spesso…
Quando è successo, allora avevo 23/24 anni. È stato un momento talmente alto nella mia carriera che ho pensato: “Spero di non aver già toccato il massimo…altrimenti…”. E poi in realtà avevo toccato il massimo e mi sono detto “Vedrai che farai un’altra meta incredibile, qualcosa di eclatante…”. Poi sono successe altre cose belle, ma quella…
Così sono andato avanti e adesso sono qua…
L’emozione provata in quel momento…
Non è paragonabile a niente.
Cosa ti ha insegnato questo sport, cosa ti ha dato il rugby?
La lista è lunghissima.
Proviamo con i primi elementi…
Innanzi tutto, rispetto di tutti e paura di nessuno.
È una cosa che si dice tanto, ma poi in realtà non è capita molto bene. Poi, crederci fino in fondo e combattere per quello che si ritiene giusto. Lottare per i propri fratelli, compagni, familiari…
Essere leale.
Questo sport mi ha dato molto. Se oggi posso dire di essere un uomo lo devo a questo sport, per tutte le esperienze che ho avuto, positive e negative. Per gli amici, le persone incontrate, gli allenatori incontrati.
Cos’è il rugby per te?
Il rugby è come vivere una vita accelerata. Un ragazzo di sport, io parlo per chi gioca a rugby, se lo metti in una vita parallela matura prima.
I giocatori che sono stati in passato i tuoi punti di riferimento?
All’inizio giocavo seconda linea.
E tutti sorridono rispettosamente. Oggi è un possente tre quarti centro.
Il primo giocatore che ha mi ha fatto fare Bum è stato Jason Robinson. Un personaggio incredibile, correva straveloce…velocissimo.
I riferimenti di oggi?
Oggi in realtà i riferimenti sono i compagni di squadra, quelli con cui siamo anche amici.
In particolare quelli “più amici” sono i compagni di reparto, quelli con cui ci si copre le spalle. Ma tutti rimangono amici per sempre. Li consideri fratelli. Fratelli maggiori, minori. È un ciclo della vita.
E oggi, nel mondo attuale in cui ti girano le spalle al primo soffio di vento, questo concetto… è tanta roba…
Un altro ragazzo delle Zebre che studia in Università.
Sorride, affabile, quasi ancora imbarazzato, modesto.
Si tratta di una facoltà di imprenditoria incentrata sull’economia. Mi interessano la finanza e il mercato. Quando ho iniziato a studiare mi sono detto: “Perché non avere una certificazione, un attestato che mi aiuti personalmente anche a gestire la mia finanza personale?”
Oggi non ho grandi passioni che mi possano garantire un prossimo lavoro futuro… Al momento ho ancora diverse decisioni da prendere.
Mah! Su quest’ultimo pronostico siamo scettici. Siamo certi che il percorso sportivo intrapreso, rugby ad alto livello e studio universitario, porteranno Tommaso Boni ad altrettanti alti livelli con grandi soddisfazioni. Forse pari alla possente volata in meta con i tutti neri. Questo però per ora non si sa…
Grazie per la passione e il tempo dedicato. Buon Rugby
La conferenza stampa post-gara con coach Roselli e capitan Boni, a partire dal minuto 8.02 intervista National Daily Press
Foto di Vitoravo
Si ringrazia Simone Del Latte, Media manager Zebre Rugby Club per la foto di Tommaso Boni in attacco: Zebre – Ospreys 29 gennaio 2023.