Piazza Duomo: la memoria del sangue.
Il Generale Bava Beccaris, detto “Bava il beccaio”, il macellaio.
I Moti di Milano sono una data da non dimenticare e forse in troppi ci sono riusciti. Ci sono caduto anch’io, non me lo perdono e ora cerco di rimediare.
Oggi, un sabato qualsiasi, attraverso piazza del Duomo a Milano puntando a ripararmi in Galleria da una pioggerella fastidiosa. Nell’incidere veloce scorgo due divise. Sono carabinieri ma tanto basta. La mia mente corre a un ricordo scolastico di ragazzino milanese.
In un attimo il mio libro di storia si apre e mi propone la stessa piazza del Duomo. Sento gli schiamazzi, la gente che mi spinge, il rumore di molti passi su questo benedetto sagrato e poi un uomo mi guarda e, inveendo verso l’altra parte di piazza del Duomo…Lader, lader… mi dice:” chi laüra ghà una camisa e chi fà nagott ghe n’à do”. La storia è sempre la stessa!
7 maggio 1898. Una folla di persone si raduna in piazza del Duomo a Milano. Protesta contro le politiche del governo italiano a seguito delle quali il prezzo degli alimenti di base, in particolare il pane, è aumentato moltissimo. La manifestazione è pacifica, ci sono famiglie intere e molti, molti bambini. Quasi una festa popolare. La manifestazione è autorizzata dalle autorità locali, nessun disordine previsto. Solo bandiere e grida. Solo rumore, risate e slogan. Tuttavia, il destino ha già deciso, tragedia deve essere.
Il generale Fiorenzo Bava Beccaris, comandante della guarnigione di Milano, senza motivo alcuno ordina alle truppe di disperdere la folla e di aprire il fuoco sui manifestanti. Usano i cannoni, un macello! Il Duomo, bianchissimo, osserva attonito il rosso che inonda la piazza.
L’episodio, noto come la “strage di Bava Beccaris”, causa la morte di decine di persone e il ferimento di moltissime altre.
È uno degli episodi più violenti della storia italiana e ha lasciato una profonda cicatrice nella società del tempo. La repressione violenta delle proteste popolari divenne una triste consuetudine nel periodo precedente la Prima guerra mondiale, ma la strage di Milano rappresentò una delle pagine più oscure e tristi di questa triste storia
Rappresentò anche un momento di grande divisione all’interno della società italiana dell’epoca. Da un lato, c’era una forte opposizione alla violenza e alla brutalità delle forze dell’ordine, e dall’altro, una posizione più conservatrice e autoritaria che giustificava l’azione delle forze dell’ordine e il mantenimento dell’ordine pubblico a tutti i costi.
Ci portò dritti a Monza dove, nel 1900, Gaetano Bresci spara al re Umberto I e lo uccide.
La strage ha avuto un impatto duraturo sulla coscienza collettiva del paese. Ha però dimostrato che le manifestazioni pacifiche e il diritto di espressione sono diritti fondamentali che devono essere protetti e rispettati. Ha anche dimostrato che la violenza e l’uso eccessivo della forza non sono mai giustificabili, e che la giustizia deve sempre essere raggiunta attraverso mezzi legali e pacifici.
L’anniversario della strage di Bava Beccaris dovrebbe essere una giornata di riflessione e di ricordo per tutti gli italiani, non solo per i milanesi. Un momento per onorare la memoria delle vittime e riflettere sulla necessità di preservare i diritti umani e la dignità delle persone. Dovrebbe essere un’opportunità per rinnovare il nostro impegno a promuovere la non violenza, la tolleranza e la giustizia sociale. Dovrebbe…
Ogni anno dovrebbe ricordarci l’importanza di questi valori fondamentali e incoraggiarci a impegnarci per la costruzione di una società più giusta e pacifica. Dovrebbe…
Dovrebbe ma non ci riesce. La storia, sopraffatta dalla cronaca dove anche una partita di calcio diventa epica, non ce la fa più. Si batte con forza, si aggrappa alla memoria ma le forze le vengono meno. Il sangue sbiadisce, forse annoia pure.
Ma si dai, facciamoci un selfie in piazza Duomo.