Giovane ma con un CV autorevole, di grande interesse e con lusinghiere prospettive per il nostro paese. Nadia, laureata in Scienze Internazionali e con Master in Diplomazia Culturale è “un’Ambasciatrice” tricolore. Innovation Advisor & Brand Strategist con background in Relazioni Internazionali, si occupa dello sviluppo di policy di innovation e sostenibilità con aziende e istituzioni per progettare piani d’azione per la transizione digitale e sostenibile, secondo i riferimenti ESG, gli obiettivi Agenda 2030 (SDGs) e il framework internazionale, europeo e nazionale.
Agisce nel contesto della Climate Diplomacy come referente Youth internazionale e attivista, nel ruolo di Ambasciatrice del Patto Europeo per il Clima e Global Partnerships and Events Project Officer dello United Nations Sustainable Development Solutions Network Youth (SDSN Youth). Ha partecipato come delegata della ONG Change For Planet alla COP27 nel ruolo di NGO Observer.
- Facciamo un passo indietro dottoressa Ambasciatrice, lei ha partecipato alla COP 27 tenutasi di recente in Egitto…
Lei sorride
Ho partecipato nel ruolo di ONG osservatrice grazie all’associazione di cui sono membro attivo, Change for Planet, che si occupa di attivismo giovanile e iniziative di sensibilizzazione al cambiamento climatico. Il nostro status ci permette di accedere a questo evento con l’onere e l’onore di seguire e osservare i negoziati, assicurando trasparenza e vigilanza sul raggiungimento degli obiettivi in agenda.
- COP. Uno dei consueti acronimi internazionali. Di cosa si tratta?
È la Conferenza delle Parti sottoscriventi la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (altresì detta UNFCCC)[1]. Nata nel 1992, la UNFCCC è la convenzione ONU che pone le basi di un’azione multilaterale e globale nella lotta al cambiamento climatico e al suo impatto sugli ecosistemi e la vita umana. Ad esempio, sono parte operativa della UNFCCC. Protocollo di Kyoto (1997) e l’Accordo di Parigi (2015); entrambi Accordi negoziati nell’ambito delle rispettive COP.
- Ogni quanto tempo si svolgono le COP?
Ogni anno. I Paesi negoziano i target globali per l’azione climatica, presentano i piani dei singoli Stati e riferiscono in merito ai progressi. La COP è l’organo decisionale supremo della UNFCCC.[2] Questa, come indica il logo è la ventisettesima edizione.
- Su queste grandi manifestazioni spesso piovono critiche per la mancanza di progressi, si pongono domande sul raggiungimento di obiettivi e ci si domanda se davvero si fanno dei passi in avanti concreti sul clima.
Si. in effetti sono dubbi che serpeggiano. Ci si domanda se le COP siano utili e raggiungano progressi reali. L’accusa è che, dopo quasi trent’anni, i risultati raggiunti siano scarsi e poco incisivi. La mia opinione è nettamente per il “sì”, sono utili. Nonostante le difficoltà esecutive le COP sono state l’unico vero strumento in grado di ottenere progressi globali condivisi e attuabili per affrontare il cambiamento climatico. Il già citato Accordo di Parigi (COP21) è il più grande trattato globale contro il cambiamento climatico. Si tratta di un accordo fondamentale, che ha rivoluzionato i termini stessi dell’azione per il clima e la strategia globale in merito. Grazie alle COP e a quasi tre decenni di negoziati abbiamo ottenuto drastici cali dei costi delle energie rinnovabili, un progressivo allontanamento del settore finanziario dai combustibili fossili e un processo sempre più collaborativo a livello globale per affrontare la sfida della complessa crisi climatica.
- Inguaribile ottimista, oppure….
Sono d’accordo nell’affermare l’evidente presenza di lacune nel sistema, prima fra tutte la lentezza del ritmo del processo decisionale, che ha come primaria conseguenza un procedere pachidermico del policy-making. Mi rendo conto quindi della difficoltà nel cogliere gli impatti tangibili delle negoziazioni, tuttavia come spesso accade nel commentare i vertici decisionali globali (vedi anche i vari G7, G20), ci si attende un esito binario – “abbiamo vinto o abbiamo perso?” – dei processi diplomatici.
Purtroppo nel contesto geopolitico è raro avere la possibilità di rispondere in maniera così netta. Le COP non si esauriscono nelle due settimane del loro svolgimento, ma sono piuttosto l’esito di un processo negoziale che si snoda nel tempo, collegando un’edizione tanto alla precedente quanto alla successiva: sono pietre miliari di un dialogo costante e i loro esiti si inseriscono all’interno del sistema internazionale di soft law, come accordi giuridicamente vincolanti, ma privi di un sistema sanzionatorio. La mancanza di accountability …
- Nadia, scusa, abbiamo intuito l’inglese fluente e competente e poi il titolo del nostro giornale è in inglese, ma cosa intendi per mancanza di accountability?
Parliamo di responsabilità. Che è proprio l’altra grande spina nel fianco dell’efficacia delle COP: se non ho meccanismi di controllo, come è possibile garantire l’osservanza delle decisioni prese? Ad oggi la risposta è che non si può e ci si rimette alle volontà politiche dei singoli Stati. Eppure credo sia necessario sottolineare che la COP non è certo un meccanismo perfetto ma piuttosto perfettibile; la domanda, forse, dovrebbe essere come poterlo migliorare, piuttosto che metterne in discussione l’esistenza.
- Entrando in conclusione nel merito delle questioni. Quali obiettivi raggiunti e quali non si sono conquistati?
La conferenza di quest’anno si poneva tre obiettivi principali: accelerare gli sforzi verso la riduzione graduale dell’uso di combustibili fossili, l’eliminazione graduale dei relativi sussidi e, infine, l’implementazione di una strategia per garantire il limite 1.5° gradi.
- Bene e dopo due settimane di negoziati, cosa si è ottenuto?
Sicuramente COP27 ha avuto un esito inaspettato, forse di gran lunga migliore di quello che ci si aspettava inizialmente. La vittoria principale è l’accordo per la costruzione di un Fondo loss and damage (perdite e danni), che stabilisce il diritto alla compensazione per le conseguenze del cambiamento climatico nei Paesi maggiormente colpiti. Un altro passo in avanti importante è stato fatto sul fronte finanziario con il riconoscimento della necessità di una revisione del sistema finanziario globale. Grandi assenti sono invece le decisioni in merito alle emissioni e alla mitigazione, nonostante si trattasse di uno dei principali punti dell’agenda; forte della presenza di oltre 600 lobbysti alla Conferenza e alla linea diplomatica compatta dei Paesi produttori di petrolio, il documento finale è privo di qualsiasi ambizione in merito.
In buona sostanza portiamo a casa una vittoria mutilata, un passo in avanti zoppicante verso la giustizia climatica, consapevoli che 1.5° non deve essere un obiettivo bensì il punto minimo, la base per poter sopravvivere, ma certamente non il trampolino di lancio per poter prosperare come società e costruire un futuro sostenibile ed equo per tutti.
- In conclusione, rispetto al tuo lavoro e nella vita, hai un motto, un detto a cui Ti ispiri? …in italiano per favore…
Si. Faccio mio l’adagio secondo cui il mondo ha bisogno di sognatori e necessita di uomini d’azione, ma soprattutto il mondo ha bisogno di sognatori che “fanno e agiscono”.
Perfettamente d’accordo!
Per ulteriori approfondimenti:
Nome: European Climate Pact;
Ruolo: European Climate Pact Ambassador
SITO: https://climate-pact.europa.eu/about_it
PAGINA NADIA PALEARI: https://climate-pact.europa.eu/ambassadors/meet-our-ambassadors/nadia-paleari_en
[1]United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC;
[2]https://www.politicheeuropee.gov.it/it/comunicazione/euroacronimi/cop-1/#:~:text=COP%20%C3%A8%20l’acronimo%20di,on%20Climate%20Change%2C%20UNFCCC).