“La Segnatrice” di Elena Magnani ci porta indietro nel tempo; a un tempo di guerra, di resistenza e di cose semplici. Un tempo che ormai diventa difficile da immaginare, senza telefono, senza elettrodomestici e senza tutte quelle comodità che oggi sono scontate. Narra una storia di coraggio, di sacrificio e amore. Amore per la famiglia. Amore per qualcuno al quale non si doveva. Amore per il proprio Paese. Il romanzo è pervaso da un senso di appartenenza a qualcosa di più grande. Anna, la protagonista, è una ragazza giovane che cerca di fare la sua parte per riportare la pace nel suo paese dilaniato dall’invasione tedesca.
È il 1944, la guerra è quasi alla fine, i tedeschi si stanno ritirando davanti all’avanzata degli alleati. I partigiani, animati dalla speranza, sferzano colpi pesanti.
Anna fa parte dei piani della Resistenza per raccogliere informazioni dal tenente Mattias Von Bauer. Lei però ha un’arma particolare. Tutte quelle pratiche segrete per curare il corpo e l’anima degli uomini. Quelle che vengono tramandate alla Vigilia di Natale dalle madri alle figlie. Un insieme di preghiere miste ad un misticismo quasi pagano che solo grazie ad un cuore puro possono provocare un effetto. Anna usa questa sua conoscenza inizialmente per ingraziarsi il bel tenente tedesco, a volte combattuta tra il bene e il male. Ci sono momenti nel romanzo che vorrebbe utilizzare il lato oscuro di queste pratiche. Oltre ad un conflitto reale esiste un conflitto interiore, soprattutto quando si rende conto di provare dei sentimenti profondi per il tenente. Di contro Mattias, è combattuto tra ciò che il suo ruolo gli impone e i sentimenti per questa ragazza entrata silenziosamente nella sua vita. Sospettata di essere una spia dei partigiani, Mattias riceve l’ordine di scoprire cosa essi tramano attraverso di lei, ma quando viene torturata per estorcerle delle informazioni viene alla luce tutta la paura che prova se dovesse perderla. Così cerca di salvarla mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Un romanzo pieno di passione ed emozioni con un finale inaspettato e che per alcuni versi lascia un po’ di amaro in bocca.