La storia di Federico e Chiara ci deve interessare
“I Ferragnez si sono lasciati, lui è andato a vivere altrove…alla festa di compleanno non c’è stata la foto di famiglia”, ma perché dovrebbe interessarci? Diremmo noi, in un impeto di razionalità che sopraggiunge dopo la lettura di un articolo che riguarda la coppia più famosa dei social.
In effetti si tratterebbe di questioni effimere, lontane dalla realtà, o forse no; perché, a ben vedere, Federico e Chiara caratterizzano la nostra quotidianità più di quanto siamo soliti pensare.
Se non lo posti non esiste
I due influencer, infatti, non rappresentano altro che l’iperbole dell’archetipo del nuovo millennio del ‘se non lo posti non esiste’ che ci vede, in una sorta di moto meccanizzato, fervidi cameramen impugnanti il cellulare ogniqualvolta riteniamo l’stante vissuto degno di divulgazione.
Fedez-Ferragni è una sorta di paradigma rovesciato che conduce ad incamerare sull’ iCloud non più momenti importanti da riguardare assieme per futura memoria, come accadeva con le prime telecamere portatili anni ’80, ma tutto ciò che non riteniamo noioso, anche di natura estemporanea.
Grande fratello
Impoverimento del linguaggio, pensieri sempre più smart e meno strutturati in una sorta di neolingua distopica, condivisione costante di pezzi di vita, è l’esistente che assume sempre di più le sembianze di un sequel del romanzo “Orwell 1984”; la cosa che appare buffa, oppure controversa in relazione alla sensibilità del lettore, è che siamo noi a nutrire costantemente il ‘Grande fratello’ delle nostre esistenze, senza necessità di un regime occulto che abbia la necessità di spiarci mediante le TV per controllare i nostri pensieri.
La psicopolizia
Già, perché la psicopolizia descritta nel romanzo, dedita a reprimere ogni forma di pensiero eterodosso, oggi in molti casi non avrebbe motivo di esistere, considerata la mole di informazioni fornite da ciascun cittadino e che, nei casi più eclatanti, sono gli stessi protagonisti degli arricchimenti illeciti che mostrano la loro opulenza sui social, in una sorta di immolazione consapevole verso la berlina, il tutto sacrificato sull’altare dell’apparenza che soffoca l’essenza.
A ben poco servirà demonizzare il cantante e l’influencer, se prima non si comprenderà che i ‘ferragnez’ altro non sono che la proiezione nel futuro dei tanti adolescenti che diventeranno adulti, e se è vero che i cambiamenti possono essere subiti oppure governati, sarà fondamentale insegnare a chi verrà dopo di noi che un abbraccio avrà sempre più valore di un emoticon, che saper coniugare un verbo permetterà di elaborare un pensiero complesso, (anche se su Instagram ci propinano l’allungamento delle parole e le vocali chiuse nel ‘corsivoe’), e che un linguaggio ricco e forbito permetterà di raccontare ed immaginare il mondo del domani, mentre un lessico limitato equivarrà ad un pensiero limitato, senza proiezioni nel tempo.