L’Italia è un’eccellenza nel settore e per andare avanti servono la collaborazione dei colleghi e la volontà di lasciare un’eredità professionale.
La sezione del nostro periodico dedicata al sistema fieristico si espande a quello delle Fiere e affini (congressi ed eventi).
Questo settore nazionale è strategico e si presenta con un impatto sui territori quantificabile in oltre 22 miliardi di Euro, con un valore aggiunto e un indotto pari almeno allo 0.9% del PIL nazionale e in costante crescita. Prometeia e l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane (AEFi) ci informano di come il sistema fieristico è moltiplicatore di business, dove le imprese che partecipano a fiere crescono del 13% in più rispetto a quelle che non aderiscono. È stimato come, su un campione di oltre 25 mila imprese espositrici, queste siano responsabili del 13% della produzione nazionale confrontate a quelle che non partecipano a manifestazioni fieristiche.
Numeri importanti coinvolgono attori importanti e si propongono come duplicatori e creatori di business in generale, ma permettono anche la crescita nel turismo d’affari, nei servizi specializzati e di posti di lavoro. Il settore Fiere e affini genera direttamente un valore aggiunto capace di coinvolgere un mondo spesso sconosciuto, sottovalutato e composto da clienti, organizzatori, visitatori, personale, stampa, cooperative specializzate, imprese di pulizie, facchinaggio, logistica, trasporto, Pubbliche Amministrazioni, Ordini professionali… Un’intera filiera è coinvolta e ad oggi rimane, nonostante una presenza di strumenti alternativi significativi, uno dei modi migliori per lanciare e far conoscere nuovi prodotti, trovare nuovi clienti e migliorare l’immagine aziendale. In fiera si sottoscrivono contratti e si pongono le basi future per proseguire nel tempo. In fiera si comunica e si innova. Le fiere sono moltiplicatrici di alleanze capaci di generare importanti aspettative nei singoli comparti di appartenenza, rappresentano un settore da tutelare e rinnovare.
Ma tutto ciò non è ancora sufficiente per spiegare la rilevanza del settore, in Italia e nel mondo, perché a questo si deve aggiungere la partecipazione di aziende e operatori diretti, creatori di un potenziale data base fenomenale e capace di determinare valori complessivi giganteschi. È forse vero che il valore complessivo del settore Fiere e affini del Made in Italy sia capace di generare oltre il 20% di un complessivo e confrontabile valore rappresentativo del sistema europeo? Indagando nel settore abbiamo scoperto uno dei più richiesti e famosi punti di incontro per eventi, rassegne e manifestazioni in tutto il mondo con sede a poche centinaia di metri dall’aeroporto Linate di Milano: gli East End Studios.
A quel punto serviva incontrare una persona capace di svolgere attività coerenti e concrete con il sistema Fiere e affini del Made in Italy, marchi, loghi e comunicazione grafica. Qualcuno che sapesse rappresentare la qualità nazionale e il contributo alla creazione di un indotto produttivo nostrano importante. La scelta è caduta su Donato Pavesi, un uomo del fare che ha iniziato nel 1987 ad occuparsi di progettazione fieristica presso Dolmen Italia di Nolostand, ha disegnato il marchio di East End Studios per poi proseguire in Fiera Milano intensificando l’attività con project management, render, corporate identity, graphic designer, segnaletica direzionale e area tecnica Customer Service di Fiera Milano.
Lei negli East End Studios ha disegnato il marchio, si è anche occupato di altro? Ci racconti…
East end Studios è una location per eventi, ma anche di progettazione e ora dispone anche di uffici interni. In passato è stata la sede di Dolmen Italia/Nolostand, dove lavoravo, e lì abbiamo svolto attività di progettazione e realizzazione esecutiva di allestimenti in Italia ed all’estero, segnaletica direzionale, graphic design, concorsi di architettura ed eventi.
Cosa sono gli East End Studios?
East End Studios è uno spazio multifunzionale con varie metrature dove prima sorgeva la prestigiosa fabbrica di aeroplani “Caproni”. Oggi è una location ideale per spazi televisivi e cinematografici, inoltre vi si svolgono eventi di ogni tipo che possono andare dai lanci di prodotti, alle serate di moda e di gala, ai concerti ai servizi fotografici e molto altro ancora.
Facciamo un passo indietro. Ci parli un poco di lei, dopo il marchio di East End Studios di cosa si è occupato? Ci dica qualcosa che già non sappiamo.
Mi pare sappiate già molto, comunque, posso aggiungere che dal 1987 al 2010 ho lavorato per Nolostand per poi proseguire in Fiera Milano dove sono tutt’ora. Ho avuto la possibilità di spaziare in diversi campi: progettazione di allestimenti, graphic design e pubblicità cpme ad esempio: Lift, Sicurezza, Transpotec, grafica interna per Direzioni Servizi, Catering e poster della prima convention del gruppo Fiera Milano 24 maggio 2007. Già così è un mare di roba che, come si soul dire “fa girare l’economia”, ma insistiamo e osiamo.
Abbiamo saputo che lei si è occupato anche di “manifestazioni fuori quartiere”. Cosa si intende? Come si interseca nel settore Fiere e affini del Made in Italy?
Manifestazioni fuori quartiere è la sua diretta prosecuzione. Infatti, Fiera Milano non si occupa solo di attività nel settore fieristico di Milano e di Rho Pero, ma è un Ente in espansione e crescita. Svolge anche attività fuori dal territorio lombardo. Opera in tutta Italia e nel mondo. Fiera Milano investe e attiva partnership strategiche. Da marzo di quest’anno detiene una partecipazione pari al 18,5% del capitale sociale di Fiere di Parma. Manifestazioni fuori quartiere sono fiere itineranti in Italia e all’estero. Ad esempio per Enit, ICE, Convention Bureau Italia, Est Afripack Nairobi, Mito e velocità Mosca, il Salone del Libro Bologna, il Salone Nautico Genova.
Per Fiera Milano lei si è occupato anche di progettazioni personalizzate per stand, di cosa si tratta?
Si tratta di allestimenti creati a regola d’arte per riflettere l’immagine e la comunicazione di aziende nel palcoscenico delle esposizioni. Rappresentano una nicchia importante di mercato nel settore fieristico.
Ritorniamo al motivo per cui l’abbiamo rintracciata e parliamo di una sua specializzazione: marchi e loghi, qual è la differenza?
Logo (dal greco λόγος, logos “parola” e tipo da tipografico), è l’abbreviazione di logotipo ed è il segno grafico di un marchio. Marchio è un insieme di elementi visivi e testuali. Ovvero, la trasposizione grafica del nome di un’azienda (o di un prodotto o di un servizio), e può essere accompagnato anche da altri elementi: un simbolo (il pittogramma), o un testo (il payoff), oppure il logo.
Un esempio:
Lei quali marchi ha realizzato?
Gliene mostro qualcuno:
Cosa distingue un buon marchio da uno mediocre? Come lo si capisce e da dove si comincia?
La grafica si basa sull’apprendimento e conoscenza del carattere tipografico, ha un gusto proprio e attraverso una dedizione artigianale del lavoro si arriva ad elaborare un’identità visiva precisa. Attualmente, anche in seguito all’espansione di programmi grafici, domina una certa confusione visiva e si rischia di perdere il filo conduttore su cui si fonda questa professione che prevede: un interlocutore, il cliente e un obiettivo. L’ideazione di un marchio deve rispecchiare i valori e l’immagine dell’azienda che lo commissiona. Il marchio fondamentalmente deve essere originale e nuovo. Il risultato finale ottimale è dato dalla sinergia empatica tra il visual designer e le esigenze di immagine del cliente. Da qui si comincia e da qui si realizza un buon risultato finale. Una buona grafica (così come la pubblicità e gli allestimenti) si fa in due, con l’idea creativa del designer e il coraggio della committenza nel capire e sposare il progetto.
Cosa si prova a creare un buon marchio e qual è stato il suo primo amore?
Un buon marchio è senza tempo. Veicola i valori dell’azienda: non diffonde solo il prodotto proposto sul mercato, ma comunica lo stile di fare impresa, la missione e la propria etica aziendale. Tutto questo può avvenire solo attraverso un brand ambasciatore di un suo contenuto di unicità ed estetica. Basilare è ottenere una precisa esecuzione grafica capace di allontanare sciatteria e superficialità. Due elementi in grado di distruggere anche la più affascinante idea creativa. Per quanto mi riguarda il primo passo verso questo ambiente di lavoro è stato in Dolmen Italia e la collaborazione con l’architetto Marek Nester Piotrowski per la realizzazione dei marchi Dolmen Italia e Mongema, per poi proseguire con l’esercizio della pratica dell’architettura fieristica, la progettazione di allestimenti, grafica, segnaletica, gare di architettura ed Eventi.
Spesso si sente parlare di “Informare con concretezza e comunicare con creatività”. Lei cosa intende?
Dialogare con i consumatori. L’utilizzo dei vari canali mediatici – web/social – permette di recepire le esigenze e aspettative dei consumatori. Con l’uso dello storytelling, ovvero la capacità creativa di raccontare storie in grado di esprimere i valori del brand (servizi o prodotti) e contestualmente l’interesse degli utenti con messaggi positivi senza farli percepire unicamente come messaggi commerciali. E per farlo occorre un coinvolgimento attivo degli utenti nel processo di comunicazione. Quando le aziende decidono di utilizzare i web/social devono essere coscienti di salire sul ring e confrontarsi con i consumatori. Oggi stiamo assistendo ad un cambio di paradigma rispetto l’approccio “one-way” verticale dei mezzi tradizionali, ora obsoleti.
E soprattutto, ritiene questa sia anche una rilevante prerogativa italiana?
L’Italia è una eccellenza in materia. Il Made in Italy è riconosciuto nel mondo. Abbiamo avuto una scuola rilevante con Armando Testa e Emanuele Pirella (per citarne alcuni ) fino ad arrivare ad oggi con i nostri giovani art director e creativi. Sì, il Made in Italy qui va forte. Lo stile e la comunicazione italiana in questo settore sono molto importanti.
Cosa le è rimasto addosso in tutta questa sua vita professionale?
La collaborazione e l’aiuto di colleghi designer, architetti, grafici, con cui ho condiviso un lungo percorso professionale. Nel corso di questi anni mi hanno aiutato ad affrontare le sfide professionali e a migliorarmi nel lavoro. Ho sempre riconoscenza per le aziende con cui ho collaborato e mi hanno dato queste opportunità di sviluppo professionale. In particolare Dario Milana fondatore di Nolostand e creatore delle fiere di settore unificate.
Quali hobby persegue?
La grafica sociale. Mi appassiona organizzare eventi di aggregazione sociale e (N.d.R. www.donatopavesi.it ) di ricerca storica per la conservazione della memoria dello sport italiano. Mi auguro che questi ideali “umanitari”, possano diffondersi e siano di buon auspicio per il miglioramento della società attraverso lo sport e la cultura. E poi mi interessa il social design poster, ovvero, attraverso la grafica sensibilizzare l’opinione pubblica verso temi sociali.
Attraverso la passione per il social design poster cosa ha realizzato?
Sensibilizzare temi socialmente utili, come ad esempio l’acqua e l’autismo, con pubblicazioni su cataloghi e mostre itineranti in Italia ed all’estero come a Barcellona, Jerez de la Frontera. Sono particolarmente affezionato anche a quello esposto nell’ingresso ONU a Washington DC per Haiti.
In questo lungo percorso professionale cosa sente di avere imparato di utile per la sua vita privata?
Che non siamo un’isola e abbiamo bisogno degli altri per andare avanti, di una famiglia e dei figli per lasciare quello che abbiamo fatto. Un’eredità. Essere un buon antenato, piantare alberi che magari non vedremo mai ma con la consapevolezza di aver lasciato un segno, di aver dato il proprio contributo.
Grazie per averci permesso di approfondire questo settore così importante per l’economia del nostro Paese e grazie per il tempo e la disponibilità. Buon lavoro.
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