Le funzioni cognitive, secondo il metodo Feuerstein, sono quelle abilità che il nostro cervello utilizza ogni volta che incontra uno stimolo.
Feuerstein le suddivide in modo appropriato in tre fasi: input, elaborazione, output. Queste tre fasi sono definite, nella loro globalità, il nostro atto mentale, ovvero il nostro agire attraverso diversi step nel momento in cui riceviamo un’informazione. Vi sono le funzioni cognitive che appartengono alla fase dell’input, ovvero quella fase nella quale il nostro cervello, ricevendo un’informazione, si attiva per riceverla.

In questa fase si possono già verificare dei problemi relativi ad un buon ingresso dell’informazione, ad esempio una “percezione confusa e generica” che non vuole dire non vedere bene lo stimolo ma avere un approccio superficiale che ne rileva solo in parte le informazioni che lo stimolo può dare. Altra funzione cognitiva dell’input è la “gestione di più fonti d’informazione” ovvero la capacità di organizzare e trattenere molteplici informazioni che giungono numerose al nostro organismo e vanno sistemate dentro una sequenza, oppure vanno memorizzate per essere rielaborate.
C’è poi la fase dell’elaborazione delle informazioni, quella che contiene la maggior parte delle nostre funzioni cognitive. Una volta entrato nel nostro cervello un dato contenuto esso viene da esso “lavorato “ per poi essere frutto di una risposta (output). La “lavorazione” dello stimolo può prevedere ad esempio l’uso del “pensiero ipotetico”, ovvero fare delle ipotesi sullo stimolo ricevuto per capirne la possibile evoluzione.
Oppure una certa quantità di stimoli ricevuti potrebbe necessitare una “pianificazione” in sequenza dei passaggi da fare per raggiungere un obiettivo. Ulteriormente più stimoli ricevuti potrebbero necessitare un confronto tra loro per prendere una decisione ed è qui che facciamo entrare in gioco il nostro “comportamento comparativo”: la capacità di rilevare uguaglianze e differenze tra dati per trattenere o discriminare ciò che ci serve/non ci serve per decidere.

Un’ultima fase è l’output, ovvero il momento in cui l’informazione entrata e rielaborata dal nostro cervello esce tramite il nostro agire. Anche qui si possono presentare dei problemi, ad esempio la “comunicazione egocentrica”, ovvero l’incapacità di comunicare in modo comprensibile tutto il processo svolto per consegnare ad altri il “prodotto finito” della nostra elaborazione dell’informazione. Anche il “comportamento impulsivo e di passaggio all’atto” è una criticità in quanto evidenzia che l’informazione entrata nel cervello non è stata elaborata ma suscita un’immediata risposta intuitiva ed appunto impulsiva con tutti i rischi che ciò comporta.
Il metodo Feuerstein attraverso l’analisi delle funzioni cognitive e la sua suddivisione nelle tre fasi che conosciamo, è uno strumento molto utile per interpretare i comportamenti cognitivi nostri e degli altri, sapervi porre rimedio e sapere dove potenziare le aree più deboli individuandole nel loro naturale percorso, dall’ingresso all’uscita delle informazioni nel nostro organismo.
Dott.sa Nicoletta Lastella, formatore metodo Feuerstein
Per maggiori informazioni www.sviluppocognitivo.it