La festa del Bio è un appuntamento che a Milano quest’anno si è svolto nella prestigiosa cornice di palazzo dei Giureconsulti. Organizzata da Federbio, la manifestazione è stata presentata da Patrizio Roversi che nel corso della mattinata ha condotto un talk show dove si è parlato di allevamenti, benessere animale, biodiversità e sicurezza alimentare e dove gli studenti dell’Istituto alberghiero “Vespucci” di Milano, hanno realizzato uno show cooking sotto la supervisione dello chef Roberto Di Mauro, loro insegnante di cucina, e con una giuria d’eccezione presieduta dalla conduttrice Tessa Gelisio. Nei saloni di palazzo dei Giureconsulti diverse sono state le aziende che hanno fatto della produzione biologica il loro punto di forza. Tra queste la cooperativa marchigiana Girolomoni, un nome antesignano delle produzioni biologiche e della conservazione della biodiversità, non solo nel nostro Paese ma anche a livello internazionale. Abbiamo incontrato, nell’occasione, Nicola Angeli, responsabile dello sviluppo della rete commerciale della cooperativa, che ci ha raccontato un po’ di storia della Girolomoni.
Nicola che cosa è la cooperativa Girolomoni?
La cooperativa nasce nel 1977 nella provincia di Pesaro-Urbino, da una vera e propria intuizione in termini di conservazione della biodiversità, di Gino Girolomoni, precursore in Italia, dell’agricoltura biologica. Oggi conta un gruppo di 320 aziende agricole che conferiscono la materia prima che è stoccata nei nostri centri e che poi, viene macinata nel nostro mulino e pastificata nel nostro pastificio. Dal 2019 siamo riusciti a chiudere tutta l’intera filiera produttiva, dal principio alla fine.
Che tipologia di grani utilizzate per le vostre paste?
Per tutelare la biodiversità, oltre a coltivare il grano duro “moderno” così chiamato, che pastifichiamo nella versione bianca integrale e semi-integrale, coltiviamo anche tre varietà di grani antichi che vanno dal farro, al Senatore Cappelli fino al nostro Khorasan che abbiamo chiamato Graziella-Ra e che possiamo trovare prevalentemente nei campi della provincia di Pesaro-Urbino.
Ecco, Nicola ma il Graziella-Ra è dunque un grano autoctono’
Diciamo prima di tutto che è un grano duro che fu dato nella mani di Gino con l’obiettivo di provare a riprodurlo anche nel centro Italia a condizione che se ci fosse riuscito, gli venisse dato il nome della figlia della persona che aveva dato il seme, appunto, nelle mani di Gino, mentre Ra e il nome del dio del sole nell’antico Egitto. (Il grano prende il nome da Graziella Fanti, uccisa dai nazisti a soli 17 anni perché avevano creduto portasse del cibo ai partigiani).
Oltre ai grani, alla pasta ci sono altri prodotti che la cooperativa produce?
Nelle culture di rotazione oltre al grano, coltiviamo anche legumi e in quest’ottica, da poco, abbiamo iniziato a distribuire i nostri legumi lessati per valorizza, appunto, anche le colture di rotazione. Una notizia in anteprima è che stiamo cercando di capire come utilizzare anche il girasole con la produzione, magari, di un olio di girasole del tutto biologico.
Il vostro packaging prevede, per la pasta, confezioni da 500g. Con che prezzi?
Per quanto riguarda il grano duro, il prezzo al pubblico è di 1,65€. In quest’ottica, a proposito di confezione, abbiamo da un anno e mezzo circa trasformato la nostra confezione in totale materiale cartaceo con classe di riciclabilità A, e la finestra trasparente da dove si può vedere il prodotto, non è in plastica ma in cellulosa pertanto bio al 100% e con un grado di sostenibilità altissimo.
Quali sono i mercati ai quali vi rivolgete?
Per l’80% il nostro prodotto va sui mercati esteri, prevalentemente in Francia, Germania, Giappone e anche Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti.
E in Italia?
Nel nostro Paese siamo a una distribuzione che ci tocca per il 20% soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, con una solida prospettiva di crescita.