Il 22 giugno 1815, a seguito della decisiva sconfitta a Waterloo, Napoleone Bonaparte abdicò al trono. La battaglia, combattuta contro le forze anglo-olandesi comandate dal duca di Wellington e le truppe prussiane guidate da Gebhard Leberecht von Blücher, segnò la fine del suo impero e la sua definitiva caduta.
Waterloo
Dopo settimane di preparativi e manovre strategiche, l’esercito napoleonico si trovò in una posizione critica, circondato e privo di vie di fuga. La campagna di Waterloo, iniziata il 18 giugno 1815, culminò in un assalto disperato contro le forze alleate, ma la superiorità numerica e la determinazione degli oppositori di Napoleone furono decisive. La battaglia, che costò la vita a migliaia di soldati, fu un colpo mortale per le ambizioni di dominio europeo di Napoleone.
L’esilio
Il giorno seguente, il 22 giugno, Napoleone, consapevole dell’impossibilità di continuare la lotta, decise di abdicare al trono. La sua abdicazione fu ratificata in un decreto ufficiale, nel quale annunciò di voler rinunciare al trono dell’Impero francese e dichiarò la sua volontà di esiliare nuovamente sull’isola d’Elba, dove era stato confinato nel 1814.
Il Congresso di Vienna
Il Congresso di Vienna, che si era riunito per ridisegnare la mappa politica dell’Europa post-napoleonica, scelse di consolidare le frontiere e restaurare i legami dinastici precedenti. Nel frattempo, Napoleone, che aveva una volta sfidato e sconfitto le più grandi potenze europee, fu relegato a Sant’Elena, un’isola remota nell’Oceano Atlantico, dove visse gli ultimi anni della sua vita in esilio, fino alla sua morte il 5 maggio 1821.
Una nuova fase
La fine di Napoleone Bonaparte segnò non solo la conclusione di un’epoca, ma anche l’inizio di una nuova fase per l’Europa segnata dalla restaurazione monarchica e dalla ricerca di un equilibrio di potere che mirava a prevenire future guerre su vasta scala. La sua figura, complessa e controversa, resta ancora oggi simbolo di ambizione, genio militare e tragica caduta.