I giovani giapponesi oggi si trovano stretti tra una cultura millenaria e fortemente tradizionale e una società ipercompetitiva.
Tra giovani che si suicidano o si recludono in casa e un basso tasso di natalità la popolazione giapponese
invecchia sempre di più il che mette sempre più sotto stress un’economia florida ma già gravata dal debito più alto al mondo.
Essere giovani nel paese più vecchio del mondo
In Giappone l’età media della popolazione si sta alzando sempre di più. 49.5 [1] è il valore attuale ed è il più alto al mondo (con l’Italia in seconda posizione) [2]. Questo è dovuto principalmente alla combinazione di tre fattori ovvero l’innalzamento della speranza di vita (attualmente 84 anni), [3] l’abbassamento della natalità con solo 1.4 figli per donna [2] uno dei più bassi al mondo e la poca propensione dei nipponici a includere stranieri immigrati all’interno delle proprie comunità.
Ciò a lungo andare avrà enormi implicazioni sulla tenuta del sistema paese in Giappone, basti solo pensare che si prevede che il Giappone nel 2035 per il pagamento delle pensioni spenderà oltre il 35% [2] del proprio PIL. Tutto questo mentre il paese si trova in prima linea nel contrasto all’espansionismo della Cina; paese con cui, tra l’altro, ha relazioni tese dovute alla brutale occupazione nipponica dell’Impero di mezzo.
Una storia millenaria
Le origini della nazione giapponese sono millenarie. Secondo la leggenda le isole dell’arcipelago giapponese nacquero dall’unione di due divinità Izanagi (l’essenza maschile) e Izanami (l’essenza femminile) ma leggende a parte le isole del sol levante furono abitate fin dal 10000 a.C. quando un gruppo di persone provenienti dalla penisola coreana si stabilì su di esse. Divisesi in vari clan questi nel corso dei millenni furono sempre in lotta fra loro finché, tra il 250 e il 710 d.C., il clan Yamato non riunificò il paese creando la prima struttura statuale della storia giapponese. Da allora la dinastia degli Yamato detiene il titolo di imperatore del Giappone. Ma il potere, dopo una prima fase di governo effettivo, passò nelle mani dei samurai una casta di guerrieri legati da un rigido codice d’onore, detto bushido, al cui vertice si trovava lo Shogun, il capo militare del Giappone.
I samurai
I samurai si spartirono in feudi l’arcipelago dando inizio al cosiddetto Giappone feudale che durerà tra varie vicissitudini fino al regno dell’imperatore Meiji. Durate quest’epoca, nella seconda metà dell’ottocento, il Giappone intraprese una grande opera di modernizzazione ed industrializzazione, il Rinnovamento Meiji, che porterà il Sol Levante al pari delle potenze europee. Contemporaneamente cresceva nel paese una forte ideologia nazionalistica e imperialista che porterà il paese a tentare di conquistare la Cina (compiendo dei massacri efferati) e a sfidare gli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale per il controllo dell’indo-pacifico.
L’epilogo di questa lotta si avrà tra il 6 e il 9 agosto 1945 quando per la prima e (per ora) unica volta venne impiegata l’arma atomica colpendo le città di Hiroshima e Nagasaki. Da allora il Giappone rimane nella sfera di influenza statunitense divenendone il suo più importante alleato nella regione e godendo fino agli anni ottanta di una spettacolare crescita economica tanto da diventare una delle principali economie mondiali.
Un’economia con luci e ombre
I giovani giapponesi che hanno appena terminato il proprio percorso di studi si affacciano sulla terza economia [3] più importante del globo. Il Giappone possiede un sistema scolastico tra i più efficienti al mondo con strutture moderne, insegnanti preparati e che vanta tra le università di caratura mondiale. L’economia giapponese possiede una forte industria manifatturiera orientata soprattutto alla produzione di elettronica di consumo e automobili.
Il paese vanta marchi tra i più conosciuti al mondo come Panasonic e Nintendo per l’elettronica e Toyota e Honda per l’automotive. ma l’economia giapponese presenta anche alcune criticità.
Prima fra tutte l’enorme debito pubblico che ammonta al 261.29% del PIL [4] il più alto al mondo. Per ora il debito pubblico rimane sostenibile ma il governo ogni anno deve destinare una grossa parte del bilancio pubblico per pagare le passività accumulate. Inoltre permangono tutt’oggi sul posto di lavoro forti discriminazioni nei confronti delle donne e nonostante la messa in campo di alcune politiche governative per cercare di invertire questo trend non sono stati raggiunti traguardi significativi. In aggiunta a ciò per i giovani giapponesi sta cambiando il tradizionale paradigma dell’etica del lavoro. Fino ad oggi per i dipendenti giapponesi era considerato normale fare straordinari, a volte anche di centinaia di ore, tanto che è stato coniato il termine “karoshi” volto ad indicare il suicidio per troppo lavoro.
I giovani
I giovani ora chiedono un carico di lavoro più che garantisca un buon equilibrio tra vita lavorativa e privata. Questo li porta ad orientarsi verso aziende che propongono la possibilità di lavorare da casa o orari lavorativi più flessibili al posto di salari più alti. Di contro le aziende che non si adeguano rischiano di trovarsi a corto di personale come sono state costrette ad ammettere Nissan e Subaru che faticano ad attrarre nuovi giovani qualificati per lavorare sulle proprie linee produttive visti gli alti rischi di straordinari.
Se la Nissan piange la Yakuza non ride
Un problema che curiosamente le accomuna con la mafia giapponese, la Yakuza.
Anch’essa infatti fatica ad attrarre nuove reclute a detta loro per via del fatto che i giovani preferiscono giocare ai videogames piuttosto che impegnarsi nell’organizzazione. Problema non proprio secondario visto che nella società giapponese la Yakuza è sì un’organizzazione criminale ma ricopre anche una certa funzione sociale nel tenere a freno la piccola criminalità e nel fornire assistenza alla popolazione, solo per esempio durante il terremoto di Fukushima del 2011 aprì i propri depositi per fornire generi di prima necessità alle persone colpite. Questo avviene per via di una sorta di accordo col governo che le consente di portare avanti le proprie attività a patto che esse non impattino sulla vita dei comuni cittadini.
Il partito che domina la scena politica
Tra i giovani giapponesi inoltre inizia a emergere una certa insofferenza verso il sistema politico nazionale dominato dal secondo dopoguerra dal Partito Liberal Democratico. Difatti nonostante il Giappone sia considerato una democrazia compiuta con dei media liberi i liberaldemocratici, salvo alcune brevi parentesi, hanno sempre espresso il primo ministro e il governo esercita una forte influenza sulla stampa.
Hikikomori e sucidi le due piaghe della società
In questo momento la società giapponese e soprattutto i giovani si trovano in una fase di transizione.
Da una parte sono ancora molto forti i valori tradizionali della cultura giapponese derivati dall’antico codice di condotta dei samurai ma dall’altro lato emerge tra le fasce più giovani della popolazione la richiesta di tempi lavorativi più elastici per permettergli di avere più tempo libero da dedicare agli svaghi e alla costruzione di una famiglia. La dedizione assoluta e completa al proprio lavoro non è più un valore centrale nelle nuove generazioni. Questa situazione, combinata con l’ipercompetitività della società nipponica, d’altro canto ha fatto emergere due fenomeni preoccupanti per il futuro del Giappone.
Due fenomeni
Il primo è il numero di suicidi 17.6 per ogni 100000 [5] abitanti il secondo più alto del G7.
Il secondo è il cosiddetto fenomeno dell’hikikomori (“isolarsi”) ovvero persone che scelgono di rinchiudersi in casa, o addirittura nella propria stanza, isolandosi dal mondo esterno.
Entrambe queste tendenze impattato soprattutto i giovani e ogni anno durante gli esami d’ammissione e l’inizio della scuola si assiste a decine di giovani che si rinchiudono nella propria stanza o si suicidano dopo un insuccesso scolastico. Il governo ha messo in campo diverse iniziative per cercare di contrastare questa continua perdita di giovani ma per ora non si è assistito a un’inversione del trend.
Cultura giapponese
La cultura giapponese, depositaria di tradizioni millenarie, non sembra più in grado di rispondere efficacemente alle sfide poste dalla globalizzazione e se non evolverà, come tra l’altro è riuscita a fare nel XIX secolo, rischierà di scomparire sia perché percepita come non adeguata sia perché potrebbe non esserci più una generazione abbastanza numerosa per portare avanti la storia dell’Impero del Sol Levante.
Sitografia e bibliografia
- [1] World Data
- [2] Atlante geopolitico Treccani edizione 2020
- [3] World Bank
- [4] International Monetary Fund
- [5] Statista