Poche settimane prima di tagliare la soglia dei 100 anni (è nato il 27 maggio 2023), Henry Kissinger ha messo in guardia il mondo sui pericoli dell’intelligenza artificiale e di ChatGPT dalle pagine del Wall Street Journal. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato Usa durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford (premio Nobel per la pace nel 1973), si è espresso più volte su questo tema in vari forum in cui è stato relatore. Kissinger in questi anni ha continuato a rilasciare interviste e ha scritto libri (l’ultimo, Leadership, pubblicato nel 2022 da Mondadori).
Anche Edgar Morin, sociologo, filosofo e saggista francese – che taglierà il traguardo dei 102 anni il prossimo 8 luglio – uno dei più grandi intellettuali contemporanei, caposcuola del “pensiero complesso”, mostra una freschezza invidiabile. Recentemente in un’intervista ha dichiarato: “L’Ucraina può essere difesa, senza essere ciechi”. Il suo ultimo (breve) libro si intitola Svegliamoci! (Editore Mimesis, 2022). Intelligenze lucide e brillanti, quelle di Morin e del machiavellico e discusso uomo politico americano, con lo sguardo sempre puntato sul presente e sul futuro.
E cosa dire del critico d’arte, pittore e filosofo Gillo Dorfles, che ha esposto alla Triennale di Milano i suoi disegni a 106 anni; o dell’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, che all’età di 103 anni ha inaugurato l’Auditorium che porta il suo nome a Ravello sulla costiera amalfitana, in provincia di Salerno. O, ancora, dello scrittore e insegnante sloveno con cittadinanza italiana Boris Pahor (nato a Trieste nel 1913), un grande autore, impegnato a livello sociale e politico, testimone dei capitoli più bui della storia del Novecento, spentosi nel 2022, a 108 anni.
Chi di noi non vorrebbe tagliare il traguardo del secolo con un cervello così lucido? Che cosa c’è dentro queste menti rimaste eccezionali fino a tarda età? “Nulla di tanto diverso da quello che ognuno di noi ha nella scatola cranica”, spiegano i ricercatori nel campo delle neuroscienze. Il cervello, infatti, ha una capacità straordinaria: la neuroplasticità. Significa che lungo tutto l’arco della nostra vita continua a modificarsi, reinventarsi, imparare; è una capacità massima nel bambino, ma non scompare mai.
“La neuroplasticità è la capacità del cervello di modificare la propria struttura in risposta all’esperienza”, spiega lo psichiatra e neuroscienziato Daniel J. Siegel. Quando nasciamo, il cervello è come un bosco pieno di alberi spogli, che man mano si infittisce; con gli anni alcuni alberi muoiono, ma quelli che restano possono svilupparsi e generare sempre nuovi rami, foglie, fiori. Mentre il neuroscienziato Emrah Duzel afferma: “L’attività fisica può prevenire la perdita della neuroplasticità e contribuire a mantenere il buon funzionamento della memoria”. Teniamo presente che una persona adulta ha nel cervello circa 110 miliardi di neuroni e ogni neurone conta, in media, 10 mila connessioni sinaptiche con altri “colleghi”.