Nel mondo circa 18 milioni di persone muoiono ogni anno per cause cardiovascolari. Di queste, circa 4,5 milioni sono colpite da morte cardiaca improvvisa, 60.000 solo in Italia. La morte cardiaca si definisce improvvisa quando si manifesta in maniera inattesa e repentina (entro 24 ore dall’insorgenza dei sintomi), in un soggetto apparentemente sano, il cui stato non faceva presagire un esito fatale. Le cause della morte cardiaca improvvisa (MCI) possono essere varie e vanno attentamente ricercate anche al fine di individuare i familiari potenzialmente a rischio di un evento simile.
Infatti, soprattutto quando si tratta di soggetti di età inferiore ai 35 anni, le cause più frequenti di MCI sono di natura ereditaria: nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti portatori di alterazioni strutturali del muscolo cardiaco (definite come cardiomiopatie) o dei canali ionici del cuore. Le cause acquisite più frequenti di MCI sono invece rappresentate da infiammazioni del muscolo cardiaco (definite come miocarditi).
Nel caso, invece, di soggetti di età superiore ai 35 anni la causa più comune che porta alla morte improvvisa è quello della malattia coronarica che predispone all’insorgenza di un infarto.
In tutti i casi, qualunque sia la causa scatenante, la maggioranza degli eventi fatali è dovuta all’insorgenza di aritmie, come la tachicardia ventricolare, la fibrillazione ventricolare o l’asistolia che determinano un arresto cardiaco. Il primo sintomo che si manifesta è la perdita di coscienza, causata dalla mancanza di ossigeno (anossia) a livello cerebrale. Intervenire tempestivamente con il massaggio cardiaco e l’utilizzo di un defibrillatore rappresenta l’unica possibilità di sopravvivere ad un arresto cardiaco. Infatti, è stato stimato che per ogni minuto che passa dall’esordio dell’arresto cardiaco al ripristino del ritmo cardiaco normale, le probabilità di sopravvivenza scendono circa del 10%.
È quindi fondamentale che vengano promossi corsi di rianimazione cardiopolmonare su larga scala, anche al personale non sanitario e ai giovani. Imparare a praticare correttamente il massaggio cardiaco, infatti, anche in assenza di defibrillatore, può aiutare a tenere in vita un paziente in attesa dei soccorsi. Un altro elemento fondamentale per ridurre la mortalità nei soggetti con arresto cardiaco è quello di diffondere l’insegnamento all’uso corretto dei defibrillatori semiautomatici, la cui presenza in ambienti extra-ospedalieri è regolamentata dalla legge Monteleone del 2001.
Altro nodo cruciale è la prevenzione della morte cardiaca improvvisa individuando i soggetti potenzialmente a rischio di tale evento. Sebbene una parte di patologie a rischio di arresto cardiaco e morte improvvisa non sono identificabili, la maggior parte dei soggetti può essere individuata attraverso una visita cardiologica con elettrocardiogramma ed eventualmente esami specialistici morfo-funzionali (es. ecocardiogramma color-doppler). Nel caso di sospetto di una patologia strutturale, i pazienti possono essere indirizzati a centri specialistici per il prosieguo del percorso diagnostico-terapeutico che può comprendere anche un’eventuale analisi genetica.
Il nostro Paese è decisamente all’avanguardia in termini di prevenzione della MCI in quanto le campagne di screening coinvolgono, oltre a soggetti con fattori di rischio cardiovascolare, anche gli atleti, siano essi professionisti, agonisti o sportivi a livello dilettantistico ed amatoriale. Individuare i soggetti a rischio di MCI consente di intervenire preventivamente attraverso l’utilizzo di farmaci o, nei casi ad alto rischio o già sopravvissuti ad un arresto cardiaco, con l’impianto di un defibrillatore impiantabile, un dispositivo capace di riconoscere e trattare le aritmie minacciose per la vita.