Riforma della Giustizia ovvero, “Vedo il meglio ed al peggior mi appiglio”

Riforma della Giustizia ovvero, “Vedo il meglio ed al peggior mi appiglio”

Tralasciando le ultime uscite della signora nonché, ahimé, ministra Santanchè, la quale, cadendo ancora una volta dalle nuvole non capisce perché dovrebbe fare un passo indietro, cioè dimettersi, sarebbe molto dignitoso, e poi dichiarando, rivolgendosi ai giornali che raccontano solo bugie, che con tutte le querele che ha intenzione di fare, “tirerà su” un bel gruzzoletto, vorremo capire la questione giustizia che il Ministro Nordio ha portato alla ribalta suo malgrado ma anche no: forse pensava che avendo avuto “carta bianca”, a buon intenditor Totò docet, dalla capa Meloni e non considerando che esiste nel nostro paese un’attenzione particolare al tema, non ultimo quello del Presidente della Repubblica, scatenava un polverano mica da poco. 

E dunque, siccome anche il buon Nordio (magistrato di lungo corso) che nel 2005 in un’intervista sull’Espresso ebbe a dire: “(…) Io penso che nessun magistrato dovrebbe mai candidarsi alle elezioni, (…)”, ma che ha capito che a far politica, di sti tempi, si rischia di diventare famosi, magari lasciando il segno, se si ha la fortuna anche di ricoprire il ruolo di ministro, con una bella riforma, ecco che si è messo a pensarla e a scriverla, la riforma.

E che riforma, tanto che il paziente e tollerante Mattarella, letto e riletto il testo, pur affermando che firmerà “per dovere d’ufficio”, ha posto dubbi su almeno due articoli della nuova legge: quello sulla cancellazione dell’abuso d’ufficio e quello che riduce in modo drastico il cosiddetto traffico d’influenze. Si tratta di abrogazioni incompatibili, sia dal punto di vista giuridico e se vogliamo morali, con quelli che sono i nostri tempi. Basta sfogliare una raccolta di leggi e un archivio di giornale per sincerarsi di quanto siano diffuse, e detestate dalla gente, quelle forme di illegalità. Di cosa si tratta nello specifico? Per quanto riguarda la fattispecie dell’abuso d’ufficio, è regolata dall’articolo 323 del codice penale e riguarda i casi in cui un pubblico ufficiale agisce in modo arbitrario, abusando dei suoi poteri o funzioni, per ottenere un vantaggio personale o arrecare un danno a un terzo o alla collettività. La seconda fattispecie è riferita all’articolo 346 bis e si verifica quando, di fronte a iter burocratici nell’ambito della pubblica amministrazione, un soggetto o più soggetti sfruttano conoscenze influenti in tale ambito per ottenere favori e agevolazioni, spesso anche pagando somme di denaro.

il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Dunque, come possiamo vedere le ipotesi di reato sono riferite entrambe a questioni inerenti la Pubblica Amministrazione e questo dovrebbe far pensare perché, se entriamo ancora di più nello specifico, si tratta di andare a “tutelare”, con queste abrogazioni, cittadini che ricoprono incarichi dirigenziali pubblici ancorché amministratori esponenti della politica. Sta di fatto che il Presidente Mattarella firmerà, per ora, il disegno di legge sulla giustizia che dovrà seguire l’iter parlamentare che, comunque, non sarà breve e privo di ostacoli anche se supportato da una larghissima maggioranza, con buona pace delle “toghe” nazionali che fin dalle prime lettere della potenziale riforma hanno attivato accese e vibranti proteste. Staremo a vedere

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